Tu ami. Tu ami. Che cosa?
Ma il Tango! Con la T muscolosa!
Balli, con potenza, tanghi, con furore,
balli, con passione, e dici:
«Perche’? Ma per me! E, forse, per un Mondo migliore.».
Balli, occhi azzurri,
perduta balli,
elegante e sontuosa balli,
andata, per sempre, balli,
e, ballando,
ballando cerchi,
quello che non c’e` al Mondo.
Io, solo, scrivendo, mento:
«Io ci sono, nel Mondo!», e ti
invento,
mentre non so dove tu
stia ballando,
Tanguera tedesca,
Germana e gitana, Sabina misteriosa,
che’ sempre perdo le tracce alla tua
improbabile, inspendibile, dimora.
Non sopra il mare,
non sotto il cielo,
ne’ dietro il sole,
trovarti non posso,
dove cercarti non so.
Ma tu, veloce pulsare che ti prende,
tu balli, indifferente.
Balli senza progetto,
sopra ogni tetto,
sognando,
sfiorando ogni letto,
col passo insofferente,
balli senza rispetto,
col cuore sudato,
e l’occhio ispirato,
per il mio tempo troppo dilatato,
o il mio cuore troppo ristretto.
Tanto il tuo ballo, tanta la tua passione,
orecchie e piedi grandi, coi capelli biondi,
capelli di riflessi d’oro perduti,
tu balli con i tuoi seni ritmati e ansimanti,
con le tue gambe avvolgenti,
le tue gambe che abbracciano,
le tue gambe potenti e eleganti,
tu balli gli incendi troppo brucianti
per i miei poveri inciampi.
Ti guardi intorno ballando per il Mondo,
un Mondo internazionale che si fa lunare,
mentre io bevo il mio vino Barolo,
e mentre la tela del Teatro si sta svolgendo,
e il tuo Tango si illumina solare,
io vado inciampando,
e non imparo piu` cuore spagnolo,
mentre si sbriciola il mio bel progetto d’amore.
Magari sei stanca ora di ballare,
ma io che continuo ad inciampare,
non ascolto,
mentre bevo il mio vino,
tutto quello che ho sempre capito,
e mi sfugge il sentimento
di questo mio ocho del cuore,
di questo passo eternamente indeciso.
E questo Bandoneon tremante tra le dita,
che non mi rende argentino o ballerino,
e` come il Mondo dentro al solito bicchiere di vino,
e` polvere d’oro del tuo amore gitano,
di una terra errabonda,
e` lana che si svolge, nascosta, segreta,
e` la mia speranza (d’amore) impaurita.
Mi prendi le mani, per portarmi piu` su
del domani che chiedi,
dell’oggi che vedi,
ma io col pretesto dell’inciampo,
non vedo che l’ora di ieri,
per meglio poterti pestare i piedi.
Puoi andare a piedi nudi, ma al tuo vento formidabile,
non posso piu` fermare gli starnuti.
E per troppo amore tuo e del Mondo,
nel mio povero cuore mi confondo,
non capisco piu` il tuo Tango,
e ancorato di sabbia e di stracci e` il sentimento.
Ma adesso vorresti dormire,
e io, finalmente, vorrei capire,
pensando a una vita migliore,
alle generose illusioni che ho impoverito,
alla speranza cui non ho mai aderito,
alla nostalgia che non ho mai ricordato.
E adesso, che ho finalmente frainteso,
ansimo, mi affanno, e ti dico:
«Usciamo a ballare, spirto fiorito?».
Ma tu, meravigliosa, tu allarghi il tuo cuore,
alle ombre del tuo sentire,
alle cantine del mio patire,
e dall’annientamento,
dalle rovine serrate,
di antico moderno cemento,
se mi chiami da quel freddo caldo Nord,
se un ballo messaggero,
servitore ma non piu` straniero,
se arriva puro da lassu`,
se per troppo amore del Mondo,
tutto il tuo amore del Mondo,
se ho perso le parole,
ma capisco il silenzio del mio cuore,
se mi chiedi un canto di gioia, o di dolore,
se mi chiedi una poesia di speranza o nostalgia,
arriva allora sudato, ma puro,
questo ballo messaggero,
arriva al tuo fratello di quaggiu`,
partito e mai arrivato da questo eterno Sud.
E se, per un Mondo migliore,
(se per un sempre combattuto,
ma fedele, infinito amore),
se dal mio cuore, dal nulla,
sgorga la poesia del tutto,
allora, finalmente lo so,
povero poeta meridionale,
di questo lontano Sud,
che per te mia unica ballerina,
che per noi, naufraghi quaggiu`,
se serve ancora una poesia,
allora, per Dio!,
bastano due parole:
Io, Tu.
E rinasce l’Amore.